Ripreso il cinema all’aperto in Villa Reale, organizzato da Spazio Cinema Anteo (che a Monza gestisce anche il Capitol, visto che il Metropol purtroppo ha chiuso i battenti), ho deciso di tornare davanti al grande schermo. E il ritorno è stato una piacevole riscoperta. Il cinema visto nel periodo del lockdown, tanto e anche di qualità, comunque non è mai come il grande schermo. E quando su quello schermo scorrono immagini così curate, studiate, meditate, sapientemente girate il piacere è immenso. Favolacce, al di là della trama che ritrae una realtà amara e nera, una realtà che supera qualsiasi storia inventata o fantastica, e con cui io – da cronista di nera – mi misuro costantemente, è altro. Favolacce è la riscoperta del cinema d’autore, con inquadrature che sottolineano ogni secondo, ogni momento del narrato. È la scelta azzeccata e perfetta di ogni volto, di ogni inquadratura e di ogni situazione. È un ritmo che sembra incalzare in continuazione verso qualcosa che non accadrà mai. Perché quello che accadrà alla fine è inaspettato, è scioccante, è crudo. Grandissimo Elio Germano nessuno meglio di lui avrebbe potuto interpretare un padre apparentemente crudele, in realtà dolorante e sofferente imprigionato in un ambiente che non gli appartiene. Ogni tanto abbiamo voglia di farci raccontare anche delle favolacce. Perché la vita non è certo sempre a lieto fine per tutti. Bravissimi i fratelli D’Innocenzo e meritato l’Orso d’Oro. Il tutto nella cornice del cortile della Villa Reale, la cui magia alla fine del film fa stemperare l’amaro rimasto in bocca. www