«Abbiamo ucciso Laura Ziliani, lo abbiamo fatto insieme tutti e tre». Svolta clamorosa nel cosiddetto Giallo di Temù, ovvero il delitto dell’ex vigilessa cinquantenne, uccisa dalle figlie Silvia, 27 anni e Paola, 20, insieme al fidanzato della prima Mirto Milani, originario del lecchese e coetaneo di Silvia. Il cosiddetto “trio criminale” che era in carcere dal 24 settembre con le pesanti accuse di omicidio volontario aggravato dai futivili motivi e dalla premeditazione e occultamento di cadavere in concorso, ha deciso di vuotare il sacco. Mirto è stato il primo e dopo la confessione davanti al magistrato Caty Bressanelli ha accusato un malore dovuto al forte stress. Sono seguite poi le ammissioni di Silvia e Paola che hanno confermato la sua versione. Confermto il movente economico ovvero mettere mani sulla gestione di un ingente patrimonio immobiliare – confermando in pieno le tesi della Procura e le ricostruzioni puntuali dei carabinieri di Breno e di Brescia – e evitare che Laura lasciasse molto del patrimonio alla figlia Lucia che viveva con lei a Brescia e che soffre di un lieve ritardo mentale. Nei giorni scorsi, tra l’altro, si era appreso che i carabinieri hanno trovato una fossa nel bosco vicino al luogo del ritrovamento del cadavere, scavata proprio per seppellirlo. Secondo la tesi della Procura Laura Ziliani la sera del 7 maggio aveva raggiunto le figlie a Temù per festeggiare la mamma il giorno dopo e per sbrigare delle commissioni legate all’attività di B&b della casa del centro del paese. Ma proprio quella sera le figlie l’hanno stordita e narcotizzata con bromazepam e delorazepam, composti di benzodiazepine che, ha scritto il professor Andrea Verzeletti nella relazione medico legale, hanno prodotto «sonnolenza, torpore, ridotta capacità di movimento e in generale di reagire a insulti lesivi esterni. Farmaci sicuri, cioè assai difficilmente in grado da per sé soli di portare alla morte un soggetto». In seguito Mirto l’avrebbe soffocata con un cuscino e poi insieme alle sorelle l’hanno portata nel luogo dove l’avrebbero seppellita. Il corpo, vestito con una canotta e un slip, era stato trasferito in riva all’Oglio in attesa di essere poi portato nella buca svata nel bosco e ritrovata dai carabinieri poco lontano. Ma nei giorni successivi, a causa di forti piogge, senza che lo sapessero il cadavere era stato diseppellito e ritrovato per caso da un bambino il 5 agosto. Furono poi recuperate le due calzature marca Salomon della donna e i jeans trovati nel torrente Fiumeclò. Ad incastrare i tre, che ormai hanno confermato tutto, le immagini riprese da un vicino di Mirto e Silvia nel bosco di Temù la sera dopo il delitto e numerose intercettazioni telefoniche in cui emergeva la paura di essere scoperti e la “regia” del trio criminale per cercare di evitare di essere scoperti.