Dal carcere ai tavoli del ristorante il Moro, i Butticè fanno impresa sostenibile

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È discreto, sorridente e simpatico quanto basta e molto competente. Uno dei nuovi camerieri in forze al ristorante Il Moro di Monza, eccellenza gastronomica del territorio, arriva dalla casa circondariale di Monza. A lui i fratelli Butticè, titolari del Moro e da sempre impegnati in iniziative di solidarietà e sostenibilità sociale, hanno dato una seconda opportunità di vita e lavoro.
Giuseppe (lo chiamiamo, ma è un nome di fantasia) non aveva mai lavorato nella ristorazione, ma oggi sta studiando e di sta impegnando al massimo, per poi arrivare ai massimi livelli con i Butticè.
«Tutto è nato dalla mia conosceva con la presidente di Zeroconfini Onlus che opera in carcere. È stata lei a presentarci l’opportunità di coinvolgere Giuseppe e noi l’abbiamo subito colta – raccontato Vincenzo Buttice titolare con i fratelli Salvatore e Antonella del ristorante e delle attività ad esso legate – ci siamo parlati lo abbiamo conosciuto e lo abbiamo voluto con noi, oggi siamo felicii». Il detenuto della Casa Circondariale di Monza che presta servizio al Moro lo fa per 40 ore settimanali con l’obiettivo ultimo di un reinserimento sociale e lavorativo della persona. E non sarà l’unico probabilmente.

“Quando ho iniziato questa nuova opportunità lavorativa avevo molte paure- Dichiara il nuovo collaboratore- ma quella che più mi opprimeva era il giudizio della gente. Considero l’esperienza carceraria una macchia visibile agli occhi di tutti e mi sentivo costantemente osservato. Grazie ai fratelli Butticé e al loro accettarmi per quello che sono, credendo in me ed aspettandomi per oltre un anno, e soprattutto per le loro energie quotidiane profuse per insegnarmi un mestiere che non conoscevo, le mie paure stanno sparendo giorno dopo giorno, facendomi sentire sempre più una persona normale”. “Opportunità come queste sono il giusto strumento per abbattere, un mattone alla volta, il muro dei pregiudizi ancora oggi presenti in società”.
“Includere ed integrare sono valori fondanti della nostra Famiglia – ha aggiunto Vincenzo Buttice- le opportunità e le possibilità non devono mai essere precluse e quando emergono consapevolezza e voglia di rimettersi in discussione i pregiudizi devono cadere e cessare ogni effetto”
Un passo per abbattere i pregiudizi sociali. «Le persone hanno un vissuto e dei valori culturali, sociali, morali ed etici, ve ne sono alcune che per varie ragioni commettono degli errori, o mostrano difficoltà di integrazione per esempio richiedenti asilo politico o immigrati regolari, essendo noi stessi figli di emigranti ( sono nato in Germania riferisce Vincenzo Butticè) i nostri genitori si integrarono in Germania, impararono la lingua ossequiando le norme e le regole civili e sociali del paese Ospitante – ha aggiunto Butticè – Tutte le persone meritano la possibilità di integrarsi o reintegrarsi nella società a prescindere dal colore della pelle, dalla religione , dalle idee e dalle indentità; l’importante che mostrino la voglia di integrarsi e che riconoscano gli eventuali errori commessi con una chiara proiezione verso il doman».

Questo progetto è solo uno dei tanti passi che iButticé “ sulu cosi di piaciri” stanno compiendo nell’ordine della sostenibilità sociale.
Il loro impegno, infatti, si estende anche alla collaborazione con associazioni umanitarie che si occupano di rifugiati politici nell’ottica di implementare sempre più il processo di integrazione delle persone che vivono in condizioni di marginalità sociale, cercando di contribuire, nel mondo del lavoro, alla riduzione del pregiudizio, offrendo la possibilità di imparare l’arte di un mestiere tra i più rappresentativi in Italia.

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